Vittorino Andreoli: Homo stupidus stupidus

Vittorino Andreoli ha bisogno di ben poche presentazioni. E’ uno degli psichiatri italiani più celebri e ha trascorso la sua vita tra i suoi amati “matti”. E’ anche scrittore molto presente per regalarci spunti di riflessione autorevoli sui problemi che ammorbano la nostra Società frutto imperfetto di individualità storte.

La prima e la seconda edizione del libro “Homo stupidus stupidus” pubblicato da Rizzoli sono recentissime ed è un libro che ha riscosso e sta riscuotendo un grande e meritato successo. Delinea e mette in risalto le principali problematiche che rappresentano la fotografia del giorno d’oggi.

Ho sottolineato molti passaggi del libro e ve ne riporto alcuni:

Nel capitolo “L’uomo senza misura” traccia linee chiare su temi fondamentali quali “la disparità…la miseria…la povertà…l’abbondanza…”, poi segue nello stesso capitolo  a descrivere “una civiltà che muore e i fondamenti della civiltà occidentale”.

Nel capitolo suddetto riporto : «…avremo sempre più giovani che vendono il proprio corpo per denaro e altri che cercano di vedere un mondo più umano, riempiendo la loro testa di droghe. Si diffonderà l’ubriachezza, che aiuta a sostituire il mondo concreto con quello della distorsione sensoriale e dell’illusione. Ci si ubriaca per sentirsi almeno uomini. Si diffonderà sempre più l’incapacità a stabilire relazioni, che sono la forza nella costruzione della rete sociale. Le relazioni di coppia si consumeranno in tempi sempre più rapidi. Quelle tra madri-padri e figli continueranno a essere considerate origine di conflittualità, di frustrazione e di obbligo e non certo di piacere. I vecchi saranno abbandonati, come se avessero perduto la consistenza che permette i rapporti interpersonali. Tra nipoti e nonni si frappongono ormai silenzi e, semmai, solo i desideri da parte dei primi di essere almeno salutati».

Traccia anche un profilo della politica e del politico: « Il minimalista si definirebbe anche un anarchico…perchè sa benissimo che la politica attuale non ha nulla da condividere con quella descritta da Platone. Il politico non è un servitore della comunità, ma un suo sfruttatore; non fa un servizio agli altri, ma a se stesso. E’ ormai un mestiere dominato dalla falsità, che ha come principio quello di vivere di parole senza senso per mascherare la vera attività di predazione del “bene comune”, una delle tante degenerazioni del potere».

Le pagine si susseguono con ritmo e scioltezza e si va dal concetto di “psicopatologia del comportamento etico” all’ “etica nella follia”, insomma questo libro è assolutamente da leggere per riflettere e magari rivedere se ciò che facciamo, pensiamo e omettiamo non stia contribuendo ad una deriva sociale, morale e culturale senza ritorno.

Buona lettura

Nella foto Vittorino Andreoli. Foto caricata da Google

Written by barbaraprampolini