LA “BUFFER ZONE”
Panico e mondo militare: cosa possiamo scoprire?

Intervista di Simone Ricci, giornalista e Vicepresidente PIP

SIMONE Barbara cosa c’entra il mondo militare in generale e aeronautico in particolare con il panico?

Questa è una domanda che sicuramente molti di voi si porranno appena vedono il titolo di questa nuova intervista ad un amico ormai del PIP che è Clemente Ingenito. Abbiamo approfittato della sua gentilezza per approfondire ulteriormente aspetti del suo mondo che possono, come di fatto sono, essere presi a modello per tante altre realtà con le quali ciascuno di noi viene quotidianamente o quasi in contatto. Ebbene anche chi soffre di panico, leggendo l’intervista potrà trarre importanti spunti di riflessione che non attengono solo alla paura di volare di cui abbiamo fatto cenno e di cui riparleremo bensì anche al modo col quale si puo’ affrontare la malattia e l’importante percorso alla conoscenza di noi stessi.

SIMONE Clemente , dalle prime chiacchierate sono rimasto molto colpito da quanto hai descritto a proposito dei valori importanti che il mondo aeronautico, o diciamo militare, ti ha trasmesso. Oggi sembriamo tutti bimbi sperduti, senza punti di riferimento, con scarse certezze e regole , per non parlare della totale o quasi assenza di modelli degni di questo nome. Vorrei parlare con te di questi argomenti e vorrei sapere da Barbara perché ha pensato che il mondo militare potesse essere utile da esplorare anche per chi ne è lontano e per chi soffre di ansia o panico.

CLEMENTE:Come precisato in un’altra parte dell’intervista io provengo da una tradizione militare: mio padre , mio zio e altri membri della famiglia sono tutti militari, quindi per me nascere e crescere in quel mondo è stato molto naturale ma , fin da molto piccolo ne ho condiviso i valori e riconosciuto l’importanza perché appunto il mondo militare ti fornisce gli strumenti che dal mio punto di vista sono fondamentali per la propria formazione e parliamo di disciplina, comportamenti, regole, modelli di riferimento; sostanzialmente ti presenta una strada che, già percorsa da tanti prima di te, ha il pregio di essere collaudata e sicura.

BARBARA: Già la risposta di Clemente puo’ essere anche la mia ma voglio articolarla ulteriormente. Credo che nonostante molti pensino che l’assenza di regole , di limiti, di zone invalicabili sia il massimo della libertà e del bel vivere in realtà, per me è vero il contrario, perché se è vero che disciplina, regole ferree e rigore vengono vissuti come privazioni a ben vedere osservando l’altra faccia della medaglia, una regola e il rispetto della stessa vuol dire che io devo stare entro un certo confine ma anche l’altro deve fare lo stesso e quindi posso muovermi con la certezza che se mi mantengo entro le regole non mi succederà nulla, e se viceversa oltrepasso i limiti pagherò le conseguenze. Mi piace questo sistema perché se lo trasponiamo al quotidiano dovrebbe essere più o meno quanto accade in una famiglia ( o in una società) con i genitori che stabiliscono le regole, i figli che dovrebbero rispettarle e se non lo fanno vanno in punizione ma allo stesso tempo, questo sistema chiaro, definito e solido rappresenta per i figli quelle certezze delle quali hanno estremo bisogno per crescere e sono per loro fondamentali punti di riferimento. Arrivo al panico. Molto spesso quando nei ragazzi insorgono precocemente gli attacchi di panico, posto che ,corre ribadirlo, si tratta di una predisposizione genetica, questi esplodono a causa tuttavia di un evento scatenante che slatentizza il disturbo. L’evento scatenante per un ragazzo spesso è rappresentato dalla paura di affrontare un esame o un compito in classe, dall’insicurezza , dalle frustrazioni quando si trova a vivere i traumi della separazione dei genitori se questa è particolarmente burrascosa, da una prima delusione amorosa e così via. Non serve puntare il dito contro le famiglie, la scuola o la società quale soggetto astratto, probabilmente ci sono dei concorsi di colpa che non ha senso affrontare in questa sede anche perché il discorso ci porterebbe lontano ampliando il campo a dismisura ma a mio parere , in base anche a quanto osservo nelle realtà di chi ci contatta, non sempre vengono forniti al ragazzo, durante la crescita quegli strumenti importantissimi che gli consentono di confrontarsi con i propri limiti, di conoscersi, di saper affrontare una sconfitta o una delusione, di saper gioire di un successo o di saper accettare una punizione se la merita. Quindi è sufficiente anche un piccolo insuccesso o una piccola delusione che rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso. Dovrebbe esistere secondo me anche una sorta di allenamento alle difficoltà , tale per cui, è possibile alzare l’asticella di tolleranza allo stress per far sì che quel bicchiere diventi sempre più capiente e la goccia che trabocca sempre più rara. Quindi se i bambini prima e i ragazzi poi vengono eccessivamente protetti, giustificati e mai spinti a confrontarsi con loro stessi e con gli altri e ad affrontare le difficoltà più banali, le ingiustizie e le piccole sconfitte della vita , la loro asticella sarà bassissima e quindi basterà poco per trascinarli nella disperazione se qualcosa va storto.
Ecco, il mondo militare di cui parla Clemente credo dia ai ragazzi la capacità di confrontarsi con loro stessi prima che con gli altri, di conoscersi e di accettarsi con la possibilità di dare il massimo del loro possibile avendo bene a mente i propri limiti. Dal mio punto di vista è estremamente importante.

SIMONE Clemente ,parli spesso della “buffer zone” e qui entriamo in tema subito: cos’è la buffer zone e perché Barbara tu pensi che conoscerla possa aiutare chi soffre di panico e in che modo ?

CLEMENTE Quando parlo di buffer zone mi riferisco a quell’area che rappresenta il nostro confine, i nostri limiti fisici o mentali e conoscerla è fondamentale per conoscersi, per avere piena percezione di noi stessi e quindi sapere fino a dove possiamo spingerci in sicurezza e dove invece non possiamo avventurarci per non rischiare. Non è importante solo per non rischiare ma anche per evitare inutili perdite di tempo o scelte sbagliate. Se non ti conosci, se non conosci i limiti , se non sai dove devi andare, rischi anche di vivere una vita rincorrendo le emergenze, gli imprevisti, inseguendo un percorso sbagliato e non mi riferisco al concetto di non avere idee, anzi ben vengano, al giorno d’oggi sono importantissime, ma se non calzano con il tuo modo di essere non penso siano una scelta da intraprendere. Ad esempio, tanto nei piloti quanto nello Sport, prendiamo il calcio, non importa se tutti arrivano a giocare nella massima serie o ad essere dei fenomeni, ciò che conta è saper raggiungere l’eccellenza relativa alle proprie caratteristiche e ai propri limiti. Il mondo aeronautico offre un modello che puo’ essere applicato con successo in tanti altri ambienti. Ad esempio ora stiamo offrendo il nostro modello al mondo della sanità. Ogni mondo puo’ essere regolato , disciplinato e questo porta dei vantaggi notevoli sotto molti punti di vista anche se può sembrare un limite non lo è; io penso che questo ci dia la possibilità di accogliere le tante novità che stanno arrivando di giorno in giorno a velocità impressionante in maniera non impreparata e quindi di poter vedere in modo trasparente e senza ansia le innovazioni che sono fondamentali per il futuro. Il vantaggio è notevole da ogni punto di vista.
Oggi molte persone vivono il disagio perché non sanno cosa sta accadendo, quale direzione prenderà il nostro Paese, la loro vita personale o professionale e così via; per questo la disciplina , la preparazione, il parlare con coloro che hanno maggior esperienza ecc.. può aiutare moltissimo ad affrontare situazioni simili con il giusto bagaglio di conoscenza e consapevolezza.

BARBARATrovo molto interessante quello che sostiene Clemente perché la mancanza sempre più spinta di regole, di limiti oggettivi non fa altro a mio parere che aumentare i limiti soggettivi e far vivere le persone nell’incertezza, nell’insicurezza, nella paura. Il passo è breve per arrivare al panico in chi è predisposto o anche alla depressione.
Fondamentalmente ciò che temono gli “impanicati” è la mancanza di punti di riferimento che rappresentano la salvezza: qualcuno vicino a noi che possa soccorrerci se stiamo male, una strada con uscita se il panico arriva, una porta da spingere per scappare e così via. Con più regole, più educazione alla conoscenza di se stessi, maggior rigore e disciplina si risolverebbe? Certo che no, il panico, la depressione sono malattie , non un capriccio o il risultato di un modello diseducativo ma è mia convinzione che educare al confronto ( e alla conoscenza) principalmente con se stessi aiuta a ad affrontare prima possibile i propri limiti e a farci i conti per tentare di superarli, rispettarli o gestirli. Voglio fare un esempio che mi riguarda: da piccola, parlo delle elementari, ero molto forte in atletica e correvo i 100-200 metri. Se non che ogni volta sia in allenamento che soprattutto in gara, iniziavo a star male giorni prima della competizione e il giorno stesso credevo di morire. Cosa significa questo? Che avevo un problema di ansia. Che avevo un problema a confrontarmi con gli altri? Con me stessa? Sono momenti importanti nella vita di una persona e secondo me possono rappresentare anche uno spartiacque determinante per la vita: riuscire a superare o gestire le proprie paure i propri limiti soprattutto fin da piccoli è fondamentale., aiuta a conoscere il proprio corpo, le proprie reazioni e saper distinguere i campanelli d’allarme dalle semplici sensazioni fisiologiche.

SIMONE Secondo voi è stato un errore eliminare la leva obbligatoria?

CLEMENTE Io penso che un ragazzo di 18 anni debba avere l’opportunità di diventare un uomo e quello era un modo, la vita militare è un ottimo mezzo ma certo io avrei apportato delle modifiche ovvero, se un ragazzo , per sue caratteristiche è evidente che subisce eccessivamente il peso della leva e della vita militare al punto di compromette la salute psicofisica allora deve essere esonerato ma altrimenti penso fosse un’ottima occasione per crescere.

BARBARA Io da donna forse non riesco a rendermene conto , certo dai racconti di chi ha fatto il militare per la maggior parte lo ricordano come esperienza positiva , formativa e importante . Non so se ripristinerei la leva obbligatoria ma certo si dovrebbero studiare dei sistemi per aiutare questi ragazzi sempre più incerti e insicuri a diventare uomini e non a restare adolescenti e “figli” a oltranza. Un mondo di regole, disciplina e rigore potrebbe aiutare. Nelle scuole? In famiglia? Ripristinando la leva? Non so ma ci penserei. Voglio dire invece ai ragazzi, agli adolescenti ma anche a quelli più grandicelli che spesso commettono un errore fondamentale. Clemente prima ha fatto cenno all’importanza di parlare con persone che hanno esperienza, conoscenza, che certe situazioni le hanno vissute e ci sono passati, ebbene credo che i giovani pecchino eccessivamente di presunzione immotivata. Tutta questa campagna pro giovani a tutti i costi e in tutti i campi la trovo aberrante e molto svilente proprio principalmente per i giovani perché il messaggio che raccolgono è che i più grandi sono obsoleti e ormai inutili. Al contrario sarebbe necessario ritrovare il rispetto per le persone più grandi, per chi ha ancora tante cose da dare oltre che da raccontare. Non solo ascoltandoli ma ricercandone il confronto, scandagliando nella loro vita sicuramente ricca di spunti interessanti. Giovane non è bello a prescindere a mio parere.

SIMONE Arriviamo alla nota dolente….: panico a bordo. Clemente, nella prima parte dell’intervista abbiamo parlato della paura di volare. Qui invece vorrei affrontare il panico a bordo. Ti è successo di avere passeggeri con un attacco di panico a bordo?

CLEMENTE Per fortuna è capitato raramente; molta gente è in preda all’ansia ma raramente questa esplode in un attacco di panico vero e proprio.

SIMONE Chi sale a bordo dovrebbe comunicare di essere soggetto ansioso e di soffrire di attacchi di panico?

CLEMENTE Si, chi sale a bordo dovrebbe informarne il personale di bordo anche anticipatamente, ma non per essere additato come persona diversa dagli altri bensì per poter ricevere la necessaria assistenza. Al pari di chi può prenotare un pasto diverso se è un vegetariano o celiaco. Gli assistenti di volo sono addestrati a supportare diversi disagi . Non è tuttavia obbligatorio , è solo per una maggiore sicurezza del passeggero.

SIMONE Come viene affrontato un attacco di panico? Esiste a bordo il necessario supporto?

CLEMENTE A livello sanitario ci sono degli obblighi da parte delle compagnie aeree che prevedono nei voli intercontinentali una persona formata .
Anzitutto quando succede qualcosa di anomalo in volo ad un passeggero si chiede subito se tra i passeggeri c’è un medico ma a prescindere da questo c’è a bordo comunque anche un assiste di volo addestrata per il pronto intervento; i piloti poi dal canto loro si mettono in contatto col centro di assistenza sanitario e si mettono in contatto con l’aeroporto più vicino per un atterraggio di emergenza. Difficilmente accade per un attacco di panico a meno che non sia associato a reazioni scomposte dovute ad altre problematiche nel qual caso per evitare di mettere a rischio la salute del soggetto stesso o degli altri passeggeri si opta per un atterraggio di emergenza.

SIMONE Secondo te si potrebbe migliorare l’assistenza per chi ha semplicemente paura o per i soggetti ansiosi affinché sia più facile e automatico anche il solo comunicare all’arrivo a bordo di essere soggetti ansiosi ?

CLEMENTE Assolutamente! Ci sono ampi margini di miglioramento. A partire da quando si vuole acquistare il biglietto aereo, all’arrivo in aeroporto,al check-in e qui ad esempio il contatto umano a differenza del check-in online è fondamentale. Poi possiamo parlare dell’accoglienza a bordo e così via.

SIMONE Molto spesso però chi si rivolge a noi lamenta di non essere sempre stato assistito nel migliore dei modi , soprattutto a bordo di alcune compagnie di cui non faccio il nome. Come possiamo orientarci per essere sicuri di ricevere anche la necessaria assistenza?

CLEMENTE A livello normativo ci sono delle regole emanate da ENAC che tutelano i diritti del passeggero verificabili anche via internet. Penso pero’ che nel momento in cui si decide di intraprendere un viaggio in aereo bisogna anche verificare le varie disponibilità di offerta/assistenza che un vettore aereo può offrire. Purtroppo il vecchio “no frills” Flight si è trasformato in “low cost” e di conseguenza sono state eliminate varie assistenze ritenute non fondamentali. Questo a mio avviso porterà ad aumentare una modalità di viaggio meno comoda se il trend non cambia, io mi auguro che ciò si limiti a voli di breve durata.

VIDEO CLEMENTE INGENITO
https://vimeo.com/63935691

Written by barbaraprampolini