Lorenzo Villoresi : il re dei profumi
Erba falciata, pane caldo, il profumo usato dai genitori…
Noi siamo anche quello che odoriamo, come confermano gli esperti. Tra memoria olfattiva e bagaglio ereditario ancestrale.
Profumi, musica e sapori; odore, udito e gusto ci accompagnano durante l’intera esistenza lasciando aperti dei varchi temporali che possono, in un istante, spalancarsi per catapultarci in una situazione passata, in un luogo specifico o addirittura ci fanno ricordare persone amate (o detestate). Dei profumi dell’infanzia ricordo con grande piacere e nostalgia quello dell’erba appena tagliata di quando mio padre sistemava il giardino, addirittura del pane caldo che arrivava in ceste enormi (o mi sembravano tali) quando andavo alla scuola materna, dell’eau de toilette English Lavender di Atkinsons che la nonna ha usato per una vita. Poi ho iniziato ben presto a non rubare più i profumi degli adulti per andare alla ricerca del «mio» profumo e fin da subito (forse ho preso dalla nonna) ho avuto l’idea che il profumo dovesse in qualche modo identificarmi, come un segno distintivo della mia persona e da cambiare il meno possibile, tanto che fino a ora avrò cambiato circa 4/5 profumi a seconda delle tappe importanti della mia vita. Non siamo certo tutti uguali, per la gioia di chi i profumi li crea e li vende: molti invece preferiscono «indossare» un profumo diverso a seconda delle circostanze, delle stagioni oppure per il semplice gusto di vestirsi di nuovo. Ma cos’è che ci orienta nella scelta del profumo? Ho girato la domanda a due esperti: uno del cervello, che nonostante noi lo pensiamo nelle retrovie almeno nella scelta del profumo, in realtà vuole mettere il «naso» anche in quello, e l’altro tra i massimi esperti nazionali e internazionali in fatto di profumi. Il primo è il nostro ormai amico Rosario Sorrentino, neurologo, e il secondo è il dottor Lorenzo Villoresi, particolarmente conosciuto proprio per essere un profumiere che crea e realizza essenze straordinarie, di nicchia, come si usa dire, anche su richiesta del cliente. Entrambi sottolineano l’importanza evocativa del profumo, la capacità dello stesso di attivare la memoria olfattiva. «I profumi», afferma Sorrentino, «vanno a stimolare il nostro sistema limbico, il cervello nel cervello, o meglio il nostro cervello emotivo all’interno del quale si trova l’ippocampo; ed ecco perché anche a nostra insaputa saremo orientati verso un tipo di profumo piuttosto che un altro, proprio in riferimento alla nostra memoria emotiva». Villoresi, sulla scia del neurologo, sostiene che «tra i molti elementi che ci possono influenzare nella scelta del profumo il primo e più difficile da conoscere è il nostro bagaglio ereditario, una sorta di gusto innato che ci viene trasmesso dalle generazioni precedenti». Tra gli altri elementi che entrano in gioco, sempre secondo l’esperto Villoresi, vi è l’influenza dell’ambiente nel quale siamo cresciuti «sia per quanto riguarda esperienze odorose legate a familiari significativi (il profumo
usato dai genitori o da altre persone per noi importanti nell’infanzia) sia per quanto riguarda gli odori di luoghi o avvenimenti piacevoli (o al contrario sgradevoli). Se questo è vero per tutte le fasi della vita, vale a maggior ragione nei primi anni, perché durante l’infanzia le esperienze sensoriali sono vissute in modo più istintivo, non filtrate dall’intelletto e così si sedimentano maggiormente nella nostra memoria». Quella memoria olfattiva di cui parla anche Sorrentino.
La sintesi, secondo Villoresi, è che «il gusto è una combinazione di tutti questi fattori ai quali si aggiunge anche l’esperienza nella fase adolescenziale dei primi profumi usati, che spesso si sono ricevuti in regalo; anche questo può contribuire a formare il nostro gusto da adulti. Poi nell’evoluzione della persona intervengono e incidono anche influenze culturali, legate allo stile di vita, al condizionamento pubblicitario, al desiderio di imitare testimonial famosi o al contrario di distinguersi dalla massa». Io sicuramente faccio parte della seconda categoria ma non tanto per la volontà di distinguermi dalla massa quanto per la volontà di individuare esattamente quel profumo che penso mi rappresenti al pari degli abiti e degli accessori che indosso, pertanto la scelta del profumo, proprio perché sarà mio compagno per lungo tempo, richiede una ricerca e un’alleanza. L’alleanza con chi sa guidarti nella scelta. Come fare allora per individuare il nostro profumo? «Se si desidera un profumo veramente su misura per noi, ci si deve rivolgere a un creatore di profumi», sottolinea Villoresi. «È piut- tosto costoso ma si avrà un profumo unico al mondo e autenticamente personalizzato. Se invece si ha solo bisogno di un consiglio per scegliere la fragranza più adatta a noi fra le migliaia esistenti in commercio bisogna rivolgersi a un negozio che abbia personale molto competente e paziente, che tratti soprattutto marchi non troppo commerciali e che sappia proporre anche fragranze inusuali o apparentemente difficili che spesso sono le più originali e interessanti per chi è alla ricerca di qualcosa di speciale». Il profumo è una coccola per noi e per gli altri; indossare un buon profumo, sapere di buono è un piacere anche per chi ci sta vicino o semplicemente ci incrocia. Il profumo migliora la vita, è una magia che possiamo replicare ogni giorno e di nuovo, fuor di illusione, anche la scelta del profumo, lungi dall’essere libera, è condizionata dalla memoria impressa nel nostro cervello, ennesimo esempio a conferma che il libero arbitrio è una pura illusione.
C’È CHI UTILIZZA UNA SOLA FRAGRANZA E CHI LA CAMBIA SECONDO ABITO E OCCASIONE. SAPERE DI BUONO MIGLIORA LA VITA: TANTO A NOI QUANTO A CHI CI STA VICINO
Barbara Prampolini per ARBITER | OTTOBRE 2017
Immagini recuperate dal web
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