C’era una volta l’erotismo, lato b della passione, e per apprezzarlo serviva la pazienza che nasce dal bisogno di soddisfare un desiderio.
Oggi invece impera la cultura del tutto e subito, dei piaceri estremi e facili.

“Mio Dio, come desidero vederti a Louvenciennes, vederti in quella luce dorata della finestra, col tuo vestito verde Nilo, e il tuo volto pallido, il gelido pallore come la sera del concerto. Fa’ che i tuoi capelli svolazzino, esponili al sole, fa’ tornare il colore. Ti amo come sei. Amo i tuoi lombi, il pallore dorato, la curva delle tue nati- che, il calore dentro di te, i tuoi succhi» (Lettera di Henry Miller ad Anaïs Nin dal libro Storia di una passione). Chi ha letto Anaïs Nin sa esattamente cosa sia l’erotismo, se non altro per esperienza, perché ogni pagina ne è intrisa; trasuda sensualità, passione, disperazione al punto tale da restarne travolti. L’erotismo per definizione è espressione di desiderio e, da Platone a Freud e oltre, quando si parla di eros si parla di un binomio tipico: desiderio e mancanza. Si desidera ciò di cui si sente la mancanza. Altri elementi im- prescindibili del gioco erotico, o addirittura dell’essere erotico sono la lentezza e l’attesa. È scontato che l’eros sia stato interpretato in modo differente nelle varie epoche, tuttavia alcune caratteristiche hanno mantenuto solidità e posizione sino a un certo punto, quan- do, intorno agli anni 70 del secolo scorso, l’emancipazione, l’uguaglianza forzata dei sessi, l’omologazione hanno stravolto le relazioni a tal punto da condurre l’erotismo via via a una inevitabile deriva, sino alla sua totale scomparsa dalle scene. Da quei fatidici anni 70 la società degli «evoluti» ha, a poco a poco, sradicato le radici stesse sulle quali poggiava l’intero mondo delle relazioni, che, probabilmente, ha vissuto il suo massimo splendore negli anni 50 e 60. Si sono gettate all’aria le regole non scritte dell’amore erotico e cancellati i ruoli, i limiti sono evaporati e tutti potevano, anzi dovevano, fare tutto ed essere tutto, ma ciò che è peggio, quel «tutto» doveva anche essere veloce. Così facendo si è andato a sostituire al paradigma desiderio-mancanza quello del mordi e fuggi. All’epoca dei millennial, che quasi certamente non conoscono Anaïs Nin o Casanova e forse poco anche Platone e Freud, tutto è prêt-à-por- ter, usa e getta. Il mondo digitale in generale e i social network in particolare hanno definitivamente sdoganato quel pizzico di pudore e di mistero che era a stento sopravvissuto. Se erotismo e desiderio stanno a mancanza e attesa, ebbene di questa equazione non resta nulla. Tutto oggi è in mostra, a portata di click e le relazioni più che sul piano reale si sviluppano nel virtuale. I pilastri dell’erotismo e della seduzione sono crollati al grido di «libertà e uguaglianza» e così «altro» da quel che era si è imposto in ogni meandro della comunicazione verbale e non verbale, scritta, cantata e vissuta, e questo altro è visibile a tutti: volgarità diffusa, ricorso massiccio alla pornografia (come le più recenti ricerche scientifiche dimostrano), bisogno di stravolgersi il corpo attraverso interventi estetici, tatuaggi e piercing e uso indiscriminato delle droghe proprio al fine di superare timidezza e fragilità e potersi sentire liberi di sballarsi. Eros 4.0 è puro esibizionismo e sovraesposizione. Oggi si pensa a soddisfare bisogni più che inseguire piaceri, come fagocitare cibo a caso pur di placare la fame. Per contro calo del desiderio, impotenza precoce, uso sempre più diffuso di droghe e alcol e necessità di trasgredire sono il rovescio di questa illusione di libertà. Cosa resta da desiderare? Come è possibile soffermarsi sui capelli svolazzanti, la curva delle natiche se le natiche stesse piuttosto che i seni e gli ammiccamenti sono visibili oltre ogni desiderio possibile? I maschi oggi sono insicuri, sono atterriti dalla paura di non essere all’altezza e affranti dall’ansia da prestazione, derisi dalle femmine ormai disinibite e senza peli sulla lingua, che avanzano richieste e contestazioni come a rimarcare un diritto ad avere ciò per cui si concedono.

e nuove generazioni praticano con disinvoltura sesso a prima vista, spesso non protetto, sexting (invio di immagini hard), Bdsm (bondage, dominazione, sottomissione, sadismo e masochismo), hanno un approccio al sesso fluido ossia indistinto tra uomo e donna; è molto più frequente il sesso omosessua- le rispetto a un tempo poiché rispondono a un loro bisogno in base a una persona e non al sesso. L’attesa è totalmente assente: nulla si desidera profondamente e di nulla (o forse di tutto) si sente la mancanza. A fianco dei disturbi della sfera sessuale però si registra anche un aumento vorticoso di disagi psichici importanti, che vanno dai disturbi alimentari alla depressione, dall’ansia all’automutilazione: giovani talmente sofferenti e fragili che pur di soffocare il vuoto che è in loro si procurano dolore fisico. È infatti una moda recente quella di procurarsi dei tagli in ogni parte del corpo per lenire il dolore del cuore, dell’anima, per richiamare attenzione, per manifestare un disagio talmente forte che in molti casi conduce anche al suicidio. L’erotismo quindi, secondo definizione, è perito nella lotta per la conquista di una libertà che, almeno nelle relazioni, non ha prodotto grandi risultati se non quelli di diffondere più infelicità e solitudine. Si dovrebbero rieducare, almeno i giovani, al piacere del desiderio che non sia solo rivolto all’ultimo modello di smartphone o all’ultima app da scaricare.

Arbiter / Settembre 2019

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Written by barbaraprampolini