Marcello Veneziani e gli “Imperdonabili”

Oltre ad aver schiacciato il valore della tradizione, sotto il peso di un evanescente concetto di modernità, la nostra società tende spesso a soffocare anche le menti, inducendole al pensiero dominante

Vittorino Andreoli, noto psichiatra, sostiene il valore della «bugia», quasi come necessaria, utile, ma la distingue nettamente dalla menzogna, grave, traditrice, imperdonabile. Ci sono bugie bianche e poi ci sono le menzogne, quelle che appunto tradiscono le persone care, chi si fida di noi e chi si affida a noi. Ebbene, oggi spesso quelli che dovrebbero essere i maestri, quelli ai quali gli studenti guardano per imparare e aprire le loro menti sono per lo più menzogneri perché sussurrano all’orecchio dei discenti soltanto alcuni aspetti della storia, della letteratura, del pensiero filosofico o sociologico di grandi autori che dal passato ci hanno lasciato tracce importanti, talvolta indelebili. La grande menzogna in questo caso sta nel negare diritto di asilo a coloro che non esprimono la voce della vulgata dominante, oppure a coloro che si oppongono con ogni mezzo al decesso della Tradizione, non intesa tanto come Dio, Patria e Famiglia ma come bagaglio di saperi, di esperienze necessarie a qualsiasi società. Perché l’altra bugia, anzi no, menzogna, è il credere e il far credere che ciò che conta oggi sia solamente il «qui e ora», disprezzando o ignorando l’importanza di chi nasce nel passato ma esisterà certamente anche in quel futuro nel quale noi del qui e ora non ci saremo. Il mondo non finirà con la società contemporanea ed è necessario per questo avere una mente aperta, riscoprire il ruolo della tradizione e possibilmente andare a caccia di veri maestri, non di quelli, figli di uno scellerato ’68, che hanno abolito il «lei» in nome di una fantomatica uguaglianza, frantumando così quelle regole che da sempre hanno contraddistinto una società a trazione meritocratica e non corporativista. La tradizione è una buona stella, la bussola con la quale orientarsi in un mondo quasi alla deriva, nel quale tutto deve e non può essere possibile a tutti, in una società nella quale si mortificano le disuguaglianze e di conseguenza il merito, invocando un mare di diritti a fronte di ridotti doveri. Ho voluto coinvolgere quello che a mio parere è il più illuminato e vero pensatore contemporaneo: Marcello Veneziani, giornalista e scrittore prolifico. Di recente è uscita per Marsilio la sua ultima opera, Imperdonabili, che racchiude 100 ritratti appunto di autori controversi. In questa sua opera si parte dal ritratto di Dante Alighieri definito provocatoriamente colui che veramente ha fatto l’Italia. Non Garibaldi, in quanto Dante ha creato l’Italia vera, quella della lingua, della cultura. Per addentrarmi nelle bugie, no, menzogne, che fanno sì che in tanti, troppi ignorino l’esistenza di autori fondamentali ma appunto sconvenienti, proibiti, chiedo cosa pensa Veneziani di Julius Evola, pensatore proibito e negletto, a 120 anni dalla sua nascita: «Nonostante sia rimasto forse l’unico pensatore a cui è negata ogni cittadinanza nel regno delle idee, Evola resta una delle presenze più potenti, più lungimiranti e più suggestive nel panorama del ’900. Uno dei rari testimoni di un’epoca nel raffronto con altri mondi, altre epoche, altri stili di vita. Un pensatore della differenza radicale, dell’aristocrazia spirituale, del pensiero alla luce del sacro. Poi non ho mai mancato di ravvisare incongruenze nella sua visione rarefatta ed eso- terica della tradizione, nel suo autarchismo e individualismo assoluto, più alcuni scritti inaccettabili sul piano storico-ideale come quelli sul razzismo. Ma Evola è uno dei rari pensatori che leggendolo ti trasforma, pur essendo impolitico e remoto dal fluire storico».

Ma allora la riflessione successiva viene spontanea e gli chiedo perché esiste ancora oggi una persistente egemonia della cultura e degli intellettuali di sinistra. «Esiste come potentato culturale ma non come elaborazione di idee e di pensieri. Esiste come precettistica, come canone a cui uniformarsi, come codice politically correct e come episcopato, potere mediatico-accademico. Ma è un mondo spento, esaurito. Sopravvive perché detiene le chiavi e i luoghi decisivi, perché c’è il vuoto intorno, perché non esistono altre culture politiche e civili organizzate. L’insensibilità e la rozzezza degli altri è il rovescio della medaglia della loro egemonia e della loro intolleranza». È innegabile la frustrazione di chi vorrebbe orientarsi in un panorama più ampio di quello proposto dalle scuole, dagli intellettuali al soldo della politica o del pensiero dominante, soprattutto per i più giovani che in assenza di ma- estri tridimensionali sentono il bisogno di maestri tra le righe, e allora Veneziani propone col suo libro una guida per orientarsi per poi eventualmente approfondire. Una delle più subdole bugie del cervello che induce al suicidio culturale è la chiusura mentale, il non voler nemmeno conoscere chi la pensa diversamente da noi, se non altro, come dice Veneziani, per confutarlo. La nostra società, oltre ad aver schiacciato sotto il peso di un mortificante ed evanescente concetto di modernità, il valore della tradizione, soffoca anche le menti, inducendole al solo pensiero da bandiera. L’obiettivo dei maestri dovrebbe essere quello di favorire negli studenti una elaborazione soggettiva ma consapevole dei fatti, per partorire un proprio pensiero critico. Oggi il pensiero critico consapevole è invece stato soppiantato dalla bulimia da tastiera che fa credere a chiunque digiti il proprio pensiero di esistere e di essere anche autorevole.

ARBITER | NOVEMBRE 2018

Veneziani

Written by barbaraprampolini