C’era una volta…
un Duca, Carlo Emanuele II di Savoia il quale un bel giorno

ebbe l’idea di fondare a Modena la Reale Accademia di Savoia per ivi destinare la residenza della Real Casa. A tal fine nel 1675 diede inizio ai lavori di costruzione del Palazzo. 

Il progetto del Duca era assai ambizioso; desiderava creare una classe dirigente dello Stato ed una milizia militare che fossero intrise di valori scolpiti a fuoco nel cuore e nella mente degli uomini che ne avrebbero fatto parte. L’idea illuminata nacque dalla consapevolezza che gli uomini senza valori e senza principi radicati e coltivati sono solamente mercenari al soldo di chi ha più potere. Tutto o quasi si può mercificare , tranne i valori quali la fedeltà , l’onore, il senso della patria e così via.

E’ importante sottolineare la lungimiranza di Carlo Emanuele, poichè fu il primo in Europa e nel mondo a progettare una vera e propria scuola di formazione per la classe dirigente sia civile che militare. Un’idea seguita poi da altri Stati e che fuori di dubbio segnò una svolta radicale al modo di essere e di addestrarsi di chi doveva guidare la propria Patria.

La sorte tuttavia fu avversa al Duca, il quale poco dopo l’inizio dei lavori morì lasciando lo Stato al figlio Vittorio Amedeo II al posto del quale , essendo minorenne ,fu reggente la madre Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. 


Proprio per volontà della vedova di veder realizzato il desiderio del marito, nel 1677 la Reggente inviò a tutte le corti d’Europa il bando che preannunciava la nascita dell’Accademia il 1° gennaio del 1678.
La parte sottostante del Palazzo era dedicata al personale di servizio e la parte superiore era il “piano nobile”.

L’Accademia non è solo un bel palazzo con una storia interessante, è soprattutto un mondo, un modo di vivere, uno stile, tradizioni da rispettare senza eccezioni e a questo mondo ci si deve avvicinare con grande rispetto e con la consapevolezza che varcata quella soglia, il mondo (in)civile al quale ormai siamo purtroppo abituati sembra svanire nel nulla. 


L’atrio dell’Accademia non è un semplice ingresso, un passaggio, è forse uno dei luoghi più sacri che abitano questo palazzo. Infatti non si chiama atrio ma lapidario poichè sono presenti le lapidi dei caduti in guerra a partire dalle guerre d’indipendenza, per passare poi alle guerre coloniali , alla prima e alla seconda guerra mondiale e per finire con i caduti in tempo di pace che hanno perso la vita o sul territorio nazionale o nelle missioni di pace all’estero. In questo luogo nulla è casuale o ornamentale, niente è bello o brutto; tutto ha una sua ragion d’essere e un profondo significato. E’ fondamentale sapersi porre continue domande perchè ogni passo è legato a un pezzo di storia, un pezzo di patria , un pezzo di tradizione.

Le ultime lapidi risalgono al 1949 e comprendono anche i caduti dell’accademia di Torino poichè nel 1947 avvenne l’unificazione delle due scuole: artiglieria e genio di Torino con fanteria e cavalleria di Modena. Questo fatto spiega anche il perchè nella prima arcata dell’Accademia che conduce al Cortile d’Onore è impresso uno dei motti fondamentali della stessa che è “ preparo alle glorie d’italia i nuovi eroi”, il motto della scuola di fanteria e cavalleria. Subito dopo, nell’arcata successiva, il motto attuale, dopo l’unificazione con la scuola di artiglieria e genio di Torino : “Una Acies” (una sola schiera).

La sacralità di questo luogo è sottolineata dal fatto che ogni volta che i cadetti lo percorrono devono rivolgere al lapidario il saluto militare. 


Dopo aver ricevuto queste preliminari spiegazioni ho già la sensazione a1pelle di trovarmi in un luogo che sembra imperturbabile al tempo, alla modernità, alla superficialità con la quale siamo abituati, ormai senza nemmeno averne contezza, a fare i conti quotidianamente. Esprimo un primo desiderio: vorrei vivere a Palazzo.

Si giunge al Cortile d’Onore ed osservo che tutti gli ufficiali percorrono in varie direzioni l’ampio porticato ma nessuno osa fare un passo all’interno del cortile quando sarebbe molto più comodo attraversarlo. “Nessuno può attraversare il cortile” mi spiega il mio accompagnatore, perchè se l’atrio non è una semplice area di transito anche il cortile non è quello che sembra. Quello spazio solitario e venerato infatti viene utilizzato solo per cerimonie militari importanti, per i giuramenti, per la consegna dello spadino, per il maK P 100 e per personalità, capi di stato o i di governo.

La mattina viene solcato solo per la cerimonia dell’alzabandiera dopodichè nessuno vi transita più. Ogni mattina si schiera tutto il reggimento allievi alle 8 , viene presentata la forza ai vari comandanti e viene letta una motivazione della medaglia d’oro dei vari decorati, ufficiali dell’accademia non solo di Modena ma anche di quella di Teuliè e della Nunziatella, dopo di che viene data l’alzabandiera. Ci sono tre rintocchi di campana e successivamente si canta l’Inno di Mameli. Poichè l’Inno di Mameli si compone di varie strofe, settimanalmente viene cambiata la strofa perchè si ha il dovere di conoscere tutto l’inno, mentre noi civili siamo abituati a sentire l’inno di Mameli solo a pezzi.

Di tutto quanto è presente in Accademia, dai motti agli insegnamenti quotidiani, alla vita stessa dei cadetti all’interno del Palazzo, nulla è casuale, conforme alla vita che quei ragazzi hanno vissuto fino ad un attimo prima di lasciare Piazza Roma. I cadetti rappresentano una elite , non solo per gli insegnamenti che vengono loro impartiti ma anche e soprattutto per i valori che vengono instillati. Per fare un esempio concreto e quanto mai attuale , un cadetto può usare il cellulare solo 30 minuti la sera. Sembra un dato qualsiasi ma sappiamo bene quanto oggi per i ragazzi sia importante l’essere sempre connessi, frequentare i social, chattare con gli amici ecc… Ebbene chi entra in Accademia sa e deve essere consapevole che il tempo si è fermato, che a Palazzo la tradizione, i valori, il sacrificio e l’impegno per diventare persone speciali sono sempre gli stessi di dieci, venti trenta anni fa e oltre. Non è il palazzo che si adegua al cambiamento ma chi varca la soglia si adegua a quel mondo oppure ne verrà ben presto espulso.


Written by barbaraprampolini